domenica 14 giugno 2020

step #24


La resilienza è una tematica che può attraversare tutti i campi del sapere. Partendo proprio dalla sua etimologia, il verbo resilire si forma dall'aggiunta del prefisso re- al verbo salire e indica la capacità di resistere alle situazioni di difficoltà , la quale abbiamo visto appartenere sia ai sistemi ecologici, biologici e sociali, sia alle singole persone.
Questo tema è stato affrontato fin dall'antichità, come possiamo notare nella rappresentazione di Sisifo o nel racconto del mito della Fenice di Ovidio, che rappresenta la rinascita.
Tale motivo si può carpire a più riprese, analizzando tutti gli avvenimenti accaduti fino ad oggi.
Un esempio molto rilevante è il discorso che Churchill tenne in parlamento, attraverso il quale incitò il popolo alla resistenza e alla perseveranza contro i nemici tedeschi.
In una sfaccettatura completamente diversa lo troviamo ai giorni nostri, dove mezzi come le pubblicità o le iniziative tecnologiche dei nostri laureati invitano alla ripartenza. Dunque, si può notare un cambio di prospettiva.
Questa prospettiva influenza anche il mondo dell'arte, che vede nella sua espressione il modo di esternare idee o condizioni di estremo disagio. Questa sfumatura la ritroviamo in Alda Merini, descritta, per la caparbietà, come un vecchio vascello che si ostina a tenere il mare nonostante i molti naufragi.
Nel corso dei secoli il termine ha spaziato in molti ambiti, dalla tematica rivoluzionistica, intesa quindi come forza del popolo, fino alla psicologia, ingegneria, filosofia per prima, in ambito specifico in seguito.
Essa assume diverse declinazioni a seconda della prospettiva e delle situazioni a cui è sottoposto un uomo e tutto dipende dalla capacità dell'uomo ad adattarsi al cambiamento.
Un esempio che testimonia la resilienza è il Papa.

martedì 2 giugno 2020

step #22

Laura Ruggero è una donna di cinquant'anni che vive a Napoli e lavora come cuoca all'interno di una mensa. La donna è sposata da vent'anni con Renato, che suona a bordo delle navi da crociera. I due coniugi hanno tre figli: due adolescenti di nome Nina e Giovanni e Giada, la loro primogenita. Laura e Giada hanno un rapporto complicato e difficile, mentre Nina ha il vizio di rubare nei centri commerciali. La famiglia Ruggero è una famiglia apparentemente come tante. Un giorno, dopo un viaggio misterioso, Laura comunica ai figli che il padre è morto in un incendio a Tenerife. Da quel momento, le vite di ognuno di loro cambiano. Giada si trova un lavoro come ballerina in una discoteca. Laura, in difficoltà per i debiti che ha lasciato Renato, viene licenziata dopo aver ammesso alla sua superiore di aver rubato dalla cassa dei soldi che le servivano per andare in Spagna a cercare il marito: deve quindi diventare una donna indipendente e decide di reinventarsi un lavoro proponendosi all’amica Rosa come cuoca per la comunione di sua figlia.











Giada inizia il suo nuovo lavoro in discoteca ma il debutto non è dei migliori per via della sua timidezza. Rientrata a casa, ha uno scontro con la madre riguardo al suo rapporto con il padre. Nina, insieme a due amiche, si intrufola in un lussuoso appartamento per rubare dei vestiti ma viene beccata da un ragazzo e si dà alla fuga. Il pranzo per la comunione della figlia di Rosa va alla grande e, nonostante l’iniziale opposizione del marito della donna, le due amiche decidono di mettersi in società per altri eventi. Laura chiede aiuto a Toni Romani, un suo vecchio conoscente che ha fatto fortuna gestendo una catena di hotel, per farsi finanziare.

A Tenerife Laura aveva scoperto dal marito di essere stata tradita e che in quelle ore era diventato padre.



Laura decide di dare una possibilità alla cognata Marilù e alla sua nuova amica Daniela di gestire altre due attività di street food in zone diverse di Napoli. Daniela però viene smascherata pubblicamente dalla madre: in realtà non è la figlia di un giudice ammazzato ma del suo assassino, il camorrista Sonnino. Nina continua a rubare nei negozi ma viene bloccata dalla sicurezza e viene così chiamata sul posto sua madre. Giovanni ha un vero e proprio rifiuto per la pallanuoto e inizia a frequentare Sara, una nuotatrice di sincro che inizia a dargli lezioni di questa disciplina che lo ha incuriosito. Toni organizza a sorpresa la festa di compleanno sua e di Laura - sono nati lo stesso giorno - invitando lei e i suoi figli all’hotel. Giada però si alza da tavola e se ne va rivelando alla madre di fare la cubista e non la baby sitter, rovinando così la serata per il dispiacere anche di Toni. Una volta tornata a casa dal locale ha l’ennesimo scontro con la madre e il giorno seguente decide di andarsene.





Qui la resilienza può essere intesa come anche una rinascita da parte di Laura che dopo tutti gli avvenimenti successi con il marito decide di ricominciare a riacquistare la sua indipendenza mettendo in piedi un'attività di street food.



lunedì 1 giugno 2020

step #21

QUANDO LA RESILIENZA DIVIENE STRATEGIA
Il termine “resilienza”, che nasce nella branca dell'ingegneria  descrive la capacità di un metallo di resistere ad una perturbazione, è ora entrato nel lessico comune ed indica l’arte di superare un evento traumatico e di adattarsi ottimisticamente a nuove circostanze.
Talvolta però, tale concetto assume diverse sfumature e incarna le caratteristiche di una sostenitrice di idee, che sono, di fatto, impraticabili, fluendo nell’utopia.
Quest’inclinazione è evidente soprattutto nell’ambito politico. Nelle odierne società capitalistiche, un fattore dominante è costituito dai rischi, che sono alla base delle sfide e delle conseguenti strategie, le quali definiscono il ruolo funzionale del principio di resilienza.
Tra questi menzioniamo:
- pratica di una politica di prevenzione e, su questa base, di riduzione (in termini di occorrenza del rischio e di contenimento degli effetti indesiderabili)
- strategia detta della mitigazione delle conseguenze e dell’adattamento alle nuove condizioni createsi (senza però, ad oggi, nessun impegno di azioni risolutive radicali).
È, dunque, doveroso sottolineare che questa visione limita molto i vantaggi, ai quali il concetto di resilienza potrebbe condurre.
Pertanto, bisogna riconoscere che esistono sfaccettature negative del concetto di resilienza, e che deve essere necessariamente corretta, considerando principalmente fattori interni al sistema societario umano.
Il ricercatore americano Andrew Zolli affronta il tema e spiega quanto il risultato positivo o negativo dipenda dalla capacità di combinare insieme e armonicamente diversi fattori. Diversificazione, riorganizzazione dinamica, serrati meccanismi di feedback, semplicità e interoperabilità sono alcuni degli ”attrezzi” che suggerisce a chi intenda sperimentare la resilienza.
Difatti, l’espressione chiave del sistema politico è “cambiamento di sistema” anziché “mitigazione/adattamento agli shock”.
Solo adottando questi provvedimenti, la società potrà giungere ad una pura e vera politica di resilienza.

venerdì 29 maggio 2020

step #20





“Che cosa è la vita? Il viaggio di uno zoppo e infermo che con un gravissimo carico in sul dosso per montagne ertissime e luoghi sommamente aspri, faticosi e difficili alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all'ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivare a un cotal precipizio o un fosso, e quivi inevitabilmente cadere.”


Qui possiamo trovare una declinazione di resilienza nello zibaldone di Leopardi, intesa più che altro come resistenza dinanzi alle avversità del cammino della vita, ma con una visione pessimistica del ciclo vitale.









Zibaldone di pensieri  (4162-4163)

https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Zibaldone_di_pensieri_VII.djvu/94

martedì 26 maggio 2020

step #18

Quel che non mi uccide, mi rende più forte.
(Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, 1888)



In Crepuscolo degli idoli, opera del 1888, Nietzsche esprime la sua sentenza e reagisce alla morte di Dio: in merito si rivolge ad un efferato richiamo alla vita e torna a vivere orientandosi direttamente verso la teoria all’oltreuomo. Questo è il Nietzsche che rinasce dalle ceneri della decadenza dei valori e dei costumi, lo spirito costruttivo che noi stessi dovremmo adottare di fronte al negativo.

Tale sentenza richiama il concetto di resilienza, che ormai non ci è molto sconosciuto come termine. La rivalutazione di tale parola è molto utilizzata oggi in psicologia e fa leva su questa strategia per risolvere e affrontare i problemi.(infatti la psicologia al giorno d'oggi viene detta l'arte di allenare la resilienza)
 Per “resilienza” per intenderci possiamo indicare la capacità di reagire agli urti della vita, di riuscire a superare le esperienze più negative e traumatiche della nostra vita, uscendone rafforzati.



step #19

La resilienza non è una caratterista genetica, ma un’opportunità che tutti gli esseri umani possono cogliere lavorando su l’unica variabile che possono veramente controllare: il proprio pensiero.
Il resiliente usa tutti i colori della tavolozza del proprio cervello. Il non resiliente, si limita al grigio e al nero: i primi saranno persone serene ed equilibrate, i secondi, alteri guardiani del proprio ergastolo mentale da loro stessi inflitto.
Dagli anni ’80, la resilienza è diventato un concetto-chiave nella psicoterapia, nel coaching professionale e nella psicologia del lavoro: l’intervento psicologico, a prescindere dal contesto che lo richiede, si configura sempre di più come un insieme di strategie, di tattiche e di tecniche per apprendere, incoraggiare e incrementare la resilienza umana. Per sviluppare questo straordinario stile di pensiero, occorre prima di tutto assumere per quanto possibile un atteggiamento aperto e non giudicante rispetto a se stessi, agli altri e al mondo. E’ il passo più difficile, dato che definizioni rigide della realtà rappresentano per molti una barriera contro la sua complessità e un tentativo di controllarla illusoriamente.
Eliminare del tutto pregiudizi e convinzioni limitanti è però utopistico: si può al limite diventarne consapevoli e cercare di arricchire il proprio punto di vista di alternative diverse da quelle offerte dall’abituale approccio alle cose, quello che consideriamo spontaneo ma che è soltanto il frutto di una combinazione di esperienze e di apprendimenti, a volte inconsci, non sempre funzionali. A cosa serve giudicarsi sbagliati, tristi, sfortunati? A cosa serve pensare che un problema sia irrisolvibile? A cosa serve piangere sul latte versato? Qual è l’utilità del pensare che il mondo sia un luogo pieno di insidie? Si tratta di giudizi, di visioni della realtà certamente vere, ma non più di altre di segno opposto che però aprono la strada alla resilienza, alla soluzione strategica e creativa dei problemi e alla costruzione di un equilibrio nuovo.
La resilienza psicologica non è semplice “pensiero positivo”, consiste nell’accompagnare il pensiero positivo all’azione con perseveranza, anche nelle situazioni più complicate. Si può definire resiliente chi apprende dalle difficoltà senza la pretesa di risolvere subito i problemi e chi ha un’elevata soglia di resistenza alle frustrazioni. Soggetti scarsamente resilienti, invece, sono caratterizzati da un certo grado di rigidità e, una volta strutturato uno schema della realtà, rifiutano di variarlo anche quando risulta impedire equilibrio e realizzazione personale. Bassa resilienza è correlata ad elevati livelli di conflittualità interpersonale e sofferenza psicologica, oltre che a scarsa capacità di realizzare le proprie attitudini.

Preso da:
http://www.blueplanetheart.it/2017/02/le-risorse-nascoste-della-nostra-psiche-la-resilienza/


Ho preso questo articolo perchè descrive bene il significato di resilienza nell'uomo e ci spiega come sia poco applicabile questo termine in un pensiero utopistico, perchè noi essere umani non riusciamo a distaccarci dal terreno e ad eliminare delle congetture radicamente fondate nella nostra società, piena di pregiudizi e luoghi comuni.
In un pensiero utopistico credo si perda anche il senso della resilienza perchè non siamo sottoposti a pressioni esterne o leggi che regolano questo mondo.

step #24

La resilienza è una tematica che può attraversare tutti i campi del sapere. Partendo proprio dalla sua etimologia, il verbo resilire si fo...